Le case in legno non temono l’umidità

La resistenza del legno all’umidità è una questione che frequentemente preoccupa chi guarda alle case in bioedilizia come alternativa all’edilizia tradizionale. In particolar modo quando si costruisce in zone dal clima instabile o estremamente variabile.

Infatti non è infrequente che ai costruttori i clienti richiedano conferma relativamente alla loro durata e al fatto che le case in legno non temono l’umidità.

Legno e igroscopia

Di fatto, quando si pensa alla durata di una casa, un aspetto fondamentale è proprio la sua capacità di resistere all’umidità.

Il legno è un materiale igroscopico e in quanto tale è in grado di acquisire e rilasciare umidità in base alle condizioni ambientali. Questo gli consente di adattarsi alle variazioni di temperatura e umidità, scongiurando la formazione di muffe e funghi.

Il legno utilizzato in bioedilizia – come quello di abete, pino e larice – è caratterizzato da una porosità naturale che permette un’adeguata ventilazione. Questo processo di scambio d’aria non solo regola l’umidità interna, ma contribuisce anche a creare un microclima salubre e confortevole all’interno degli edifici.

Tecniche di costruzione e gestione dell’umidità esterna

In bioedilizia è necessario adottare tecniche di costruzione in grado di garantire la resistenza all’umidità del legno. Già in fase di progettazione bisogna tenere conto di fattori come il drenaggio e la ventilazione.

Nelle case in legno è necessario  gestire in modo ottimale la cosiddetta umidità di risalita, poiché questa può compromettere il materiale e la sua durabilità.

Uno dei punti più sensibili è lì dove avviene il contatto tra fondazione e terreno: il rischio è che l’acqua presente nel suolo ristagni e risalga lungo le pareti in legno esponendole al rischio di deterioramento.

Questo problema deve essere gestito attraverso una corretta progettazione. Si ricorre così a fondazioni rialzate, che prevedono la costruzione sopra la platea di un cordolo di cemento alto circa 20-30 centimetri. Sopra questo cordolo vengono fissate delle guaine bituminose a scendere verso l’esterno, a seguire poi solitamente si posizionano delle banchine in larice (la fibra del legno posizionata orizzontalmente rappresenta un’ulteriore ostacolo alla risalita dell’umidità) e infine le pareti in X-LAM.

All’interno viene invece evitato l’utilizzo di guaine bituminose come isolamento delle pareti in legno, poiché rappresentano di fatto una barriera al vapore che potrebbe portare alla formazione di condense. Nelle case passive è però possibile trovare dei teli di tenuta all’aria regolatori del vapore che vengono collocati o all’interno o all’esterno delle pareti.

Così, grazie a tutti questi accorgimenti progettuali, viene ridotto significativamente il rischio che il legno entri in contatto con l’acqua.

L’umidità interna nelle case in legno

Nella progettazione della casa in legno non è solamente l’umidità di risalita a dover essere gestita: anche quella generata all’interno della struttura può causare danni e bisogna quindi ricorrere a opportune strategie.

Per tutelarsi dall’umidità che si crea all’interno della casa durante le normali attività quotidiane come cucinare, fare il bagno o la doccia, o anche solo per la presenza di persone, è opportuno implementare sistemi di ricambio dell’aria sia meccanici (tramite la VMC) che naturali.

Non ultimo, è possibile controllare l’esposizione all’umidità anche studiando accuratamente  l’orientamento e la posizione dell’edificio: in tal senso la progettazione bioclimatica consente una pianificazione accurata.

Possiamo quindi affermare che quando le case in legno sono progettate correttamente non temono l’umidità più di quanto la temono le costruzioni tradizionali.

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